Biblioteca Diocesana
La Biblioteca Diocesana “Monsignor Pietro Bonacci”
La Biblioteca Diocesana “Monsignor Pietro Bonacci”
Indirizzo
Palazzo del Seminario Vescovile di Nicastro, P.zza F.A. D’Ippolito 8, 88046 Lamezia Terme (CZ)
www.diocesidilameziaterme.it
Orari
martedì, mercoledì, venerdì e sabato
9.00-13.00 ~ 16.00-19.00
Contatti
bibliotecadiocesana@diocesidilameziaterme.it
tel. 0968 29 499
Catalogo
www.bibliotechecalabria.it
Servizi
Consultazione in sala catalogo e documenti
Prestito locale
Prestito interbibliotecario
Direttore
Dr. Francesco Paolo Emanuele
La storia della Biblioteca Diocesana di Lamezia Terme non può prescindere dal luogo nel quale nasce ovvero il palazzo del seminario vescovile.
Ripercorrendo velocemente i momenti più significati della sua storia troviamo una prima fonte locale che colloca già prima del 1225 nell’attuale sito del seminario un antico Monastero Basiliano dedicato a Santa Maria detto “della Cutura”, nel cui chiostro si radunavano i parlamenti cittadini.
Nel 1474 fu trasformato dai Francescani in convento con il titolo di S. Maria delle Grazie. Nel 1653 una bolla di Papa Innocenzo X, con la quale si riformavano gli ordini dei conventuali minori, venne ceduto alle Clarisse presenti in diocesi già fin dal XV secolo.
Nel 1773 si insediò monsignor Francesco Paolo Mandarani che resse la diocesi fino al 1796. Distinguendosi particolarmente per la sua generosità, cercò di portare sollievo e aiuto anche economico a quanti rimasero colpiti dal grave terremoto del 1783, in conseguenza del quale, probabilmente, fu costretto a chiudere temporaneamente il seminario fino al 1823, anno in cui monsignor Gabriele Papa, che succedette a monsignor Mandarani e che resse la diocesi dal 1819 al 1824, riaprirà nuovamente il Seminario.
Monsignor Nicola Berlingeri, che succede a monsignor Papa (1825-1854), edificò un vasto seminario che provvide a dotare di tutto il necessario anche per quanto riguardava l’aspetto economico. Concesse infatti al seminario vescovile una rendita di 2000 ducati.
Nel 1857 il Vescovo Barberi si insediò nella diocesi nicastrese, che lasciò per motivi di salute nel 1881.
Entrato nell’ordine dei Domenicani predicatori, cambiò il nome da Giacomo in Giacinto e si distinse da subito come uomo di grande intelletto diventando maestro di sacra teologia e insigne oratore. Il ritratto presente del museo diocesano lo ritrae infatti a figura intera mostrando all’osservatore la talare di colore bianco per evidenziare la sua scelta religiosa.
Un volume da lui pubblicato ci aiuta a rintracciare la data di fondazione della Biblioteca. Il volume, sfortunatamente disperso – dal titolo “Catalogo dei libri della biblioteca del seminario di Nicastro fondata nel 1857 da Monsignor Giacinto Maria Barbieri O.P. Vescovo di Nicastro, Napoli, Tip. Di V. Morano 1875 –, sembra suggerire con sufficiente certezza che la Biblioteca viene ufficialmente istituita nel 1875 e fondamentalmente rivolta ai seminaristi che abitavano il seminario. Dotata di notevoli opere di autori greci e latini, conserva anche la collezione di patristica del Migne.
Nel faldone n. 2 busta 55 foglio 1 si trova la circolare ufficiale inviata a tutti i sacerdoti della Diocesi datata 5 ottobre 1874 nella quale monsignor Giacinto Maria Barberi, che resse la diocesi di Nicastro dal 1854 al 1881, dà notizia della riapertura del Seminario vescovile, indicando quali fossero le condizioni alle quali i giovani desiderosi di fare esperienza di vita seminarile dovessero rispettare. Si legge:
“Chi aspira a farvi parte dovrà portare con sé il certificato di buona condotta di frequenza dei sacramenti del proprio parroco. Dovrà portare i calzoni corti, le scarpe con le fibbie e con decente abito talare”.
In diverse occasioni si leggono modifiche, probabilmente arbitrarie, circa il cognome del Vescovo. Il Russo nel volume “La diocesi di Nicastro” lo cita come Barbieri ma nello stemma impresso nei suoi documenti custoditi presso l’archivio Diocesano leggiamo Barberi. Nel 1881 per motivi di salute chiese alla Santa Sede un coadiutore ed ottenutolo lasciò la diocesi ritirandosi nella natia Squillace dove morì nel 1891.
Nello stesso anno monsignor Giuseppe Candido, suo aiuto, gli succede nella cattedra nicastrese. Uomo di scienza e di grande cultura e fisico di gran nome, sotto le sue cure il Seminario raggiunse la fama di cenacolo di studi. Lasciò la diocesi nel 1888 poiché eletto alla cattedra di Ischia.
A monsignor Candido nel 1888 succedette monsignor Domenico Maria Valensise, originario di Polistena, che entrò in Diocesi il 10 luglio dello stesso anno. Questo resse la diocesi fino al 1902. Avendo la fama di grande filosofo, storico e teologo si occupò subito dell’emergenza delle sette protestanti e valdesi; in una lettera rivolta ai sacerdoti scriverà come queste sette insieme con la massoneria imperante costituiscano un concreto pericolo non solo per la disciplina ma anche per la fede cattolica. In merito allo stato della Diocesi scriverà di come l’abbia trovata in grave stato di abbandono. La rendita di 2000 ducati destinata al Seminario risultava pignorata e le condizioni dell’Episcopio erano pessime a causa di un gran disavanzo di spesa; in merito alle condizioni dell’Archivio, ebbe a definirlo negletto, trascurato, abbandonato. Nel tentativo di risollevare le condizioni non solo economiche ma anche spirituali della diocesi chiese alla Santa Sede, ottenendolo, di poter chiudere il Seminario fino a quando non si fosse risolto il debito che gravava sulla rendita, in modo che questa potesse ritornare nelle disponibilità del Seminario libera da pignoramenti. Dopo qualche anno il Seminario venne riaperto e riformato. Vennero attivati nuovi corsi di studi con nuove materie che produssero come risultato un rifiorire delle iscrizioni che da 30-40 salirono a 130, rendendo necessario così l’ampliamento del Seminario.
Nel 1902 si insediò monsignor Regine, che resse la Diocesi fino al 1916 e che al Seminario dedicò la lettera pastorale del 1907, collaborando fattivamente alla fondazione del Seminario regionale di Catanzaro, partecipando alla sua inaugurazione avvenuta nel 1911.
Sotto il lungo episcopato di monsignor Giambro, che resse la Diocesi dal 1916 al 1955, il Seminario diocesano venne profondamente incrementato e valorizzato facendolo diventare uno dei più efficienti della regione. Fu monsignor Giambro ad aggiungere il Seminario estivo di Decollatura. Organizzò l’archivio della Curia e l’ufficio amministrativo.
Nel 1954 a monsignor Giambro venne assegnato un aiuto nella persona di monsignor Iacono, già vescovo di Agrigento assegnato alla sede nicastrese con diritto di futura successione.
In seguito all’ordinazione di Monsignor Giambro come arcivescovo titolare di Cipsela avvenuta il 2 febbraio del 1955, monsignor Vincenzo Maria Iacono prende possesso della diocesi di Nicastro. Nel corso del suo episcopato si occupò prevalentemente della cura del clero e del seminario, che ampliò ancora con altri spazi e restaurò la cappella di pregevole fattura che decorò con dipinti di Giorgio Pinna. Lascerà la Diocesi nel 1961. Gli succedette Monsignor Vittorio Moietta che resse la Diocesi solo per tre anni. Morirà infatti il 1° aprile del 1963 a soli 50 anni di età.
La Biblioteca diocesana è quindi legata da sempre alla presenza dei seminaristi che in qualche modo ne avevano l’utilizzo esclusivo. Dotata in origine esclusivamente di testi utili al percorso formativo dei seminaristi, rimanendo chiusa alla consultazione esterna, era il luogo dove i seminaristi approfondivano gli studi classici e teologici. La prima denominazione ufficiale di cui si ha notizia è quella di Biblioteca del Seminario di Nicastro: con tale intitolazione vennero ritrovati infatti i timbri con i quali molti dei libri furono segnati.
Si dovrà aspettare la metà degli anni ‘90 del XX secolo, quando un progetto di riqualificazione del patrimonio culturale della Diocesi comprendente il museo, l’archivio e la biblioteca attiverà una serie di interventi virtuosi che porteranno, seppur inizialmente con orari ridotti, ad un’apertura costante al pubblico della Biblioteca.
Sotto l’episcopato di monsignor Vincenzo Rimedio, che resse la diocesi dal 1982 al 2004 rimanendo a tutt’oggi Vescovo emerito della Diocesi nicastrese, la Biblioteca comincia a delinearsi come ente rivolto alla città. Si attivano orari e giorni di aperture fisse settimanali e si comincia a stilare una sorta di elenco organico al fine di poter avviare il servizio di prestito e consultazione.
Una grande attenzione, nello stesso periodo, si riscontra da parte della Conferenza Episcopale Italiana, che promuove la riorganizzazione di biblioteche, musei e archivi secondo norme standardizzate, che porteranno i tre enti, in pochi anni, ad assumere un ruolo sempre più istituzionale all’interno della diocesi e del territorio lametino.
Il primo tentativo di rendere la Biblioteca un luogo accessibile a tutti in qualche modo venne attivato forse anche inconsapevolmente da monsignor Bonacci che, nel riordinare l’archivio, si occupò anche dei volumi della Biblioteca diocesana. I due enti infatti in origine furono legati, o meglio mischiati, non solo da un punto di vista formale ma anche come collocazione geografica. Le carte d’archivio ammassate in armadi metallici erano poste in una piccola stanza della sala lettura della Biblioteca, facendo dell’archivio, di fatto, una piccola sezione della Biblioteca. Durante i primi anni ‘90 del 1900 si avviarono i lavori di restauro del secondo piano del palazzo nel quale verrà spostato il Seminario con le camere, refettorio, cucina e sala studio, liberando sia al piano terra che al primo piano ampi spazi.
In tale occasione si passò alla redistribuzione degli ambienti del primo piano del palazzo dedicando il giusto spazio ad ogni ente: il Museo infatti occuperà gli spazi che prima ospitavano una piccola sala conferenze e alcune stanze, spingendosi con interventi di ampliamento successivi del 2004 e del 2006 ad occupare tutto quel lato del piano, mentre nelle sale dedicate al Rettore del seminario saranno spostati i nuovi armadi di deposito della Biblioteca.
Successivi lavori di adeguamento riguarderanno l’Archivio che in tempi recenti sarà dotato di ingresso indipendente di una sua sala lettura e di un deposito con relativi arredi e attrezzature, separando in modo definitivo la Biblioteca e l’Archivio e portando il piano all’attuale configurazione.
Parallelamente ai lavori strutturali, un lavoro di riordino delle carte e dei libri ha portato alla luce un patrimonio sommerso fatto di nuovi e inaspettati fondi sia in Biblioteca che in Archivio.
Il fondo dei censi, processi, ordinazioni, tonsure, lasciti di sacerdoti per l‘archivio, cinquecentine, seicentine e volumi con note di possesso molto interessanti, il tomo secondo della “Calabria illustrata” di Giovanni Fiore da Cropani o anche la Bibbia del XVII secolo per quanto riguarda la Biblioteca, sono solo alcune dei numerosi volumi e documenti di alto valore scoperti e conservati presso la Biblioteca Diocesana.
Nel 2000 la Biblioteca partecipa al progetto SBR come una delle dieci Biblioteche pilota del progetto che ha portato ad un Sistema Bibliotecario Regionale.
Ultimo aggiornamento
5 Dicembre 2023, 18:40